Copyright foto: Officine Biancospino
Buongiorno a tutti!
Mi è capitato che alcune di voi, appassionate di lettura quanto me, mi abbiano chiesto dei consigli di libri da leggere per cambiare il proprio rapporto con il denaro e riucire a risparmiare di più.
Io vi avviso: sto leggendo tanto sull’argomento, passando dai romanzi alle favole, dalle neuroscienze alla psicologia.
Sto mettendo insieme una piccola biblioteca sull’argomento e sto trasformando quella che era una mia ferma convinzione in qualcosa di provato: è inutile, non si scampa mai dalle basi e dal togliere di torno dei concetti molesti con cui conviviamo senza nemmeno più saperlo.
Per questo oggi voglio parlarvi di un libricino tenero e utilissimo, semplice e rivoluzionario al tempo stesso, che mi ha fatto riflettere su cosa possa stare dietro alla nostra paura del cambiamento.
Il libro si intitola “Chi ha spostato il mio formaggio“, di Spencer Johnson.
Non fatevi ingannare dalle dimensioni, dai disegni, dal linguaggio semplice e dall’aspetto di una favola. Ecco, dovrete sospendere giudizi e scetticismo se vorrete, nella lettura, trarne un vero giovamento: io l’ho amato perché asseconda la mia idea per cui i concetti importanti vanno spiegati in modo semplice e divertente, affinché entrino davvero nelle nostre teste!
Il libro narra la storia di due topini, Nasofino e Trottolino, e di due gnomi, Tentenna e Ridolino, che vivono in un grande labirinto e passano la propria vita alla ricerca del Formaggio.
Gli gnomi hanno le capacità cognitive, la riflessione e anche gli appesantimenti mutuati dalla loro intelligenza.
I topini sono come gli animali, non riflettono ma agiscono in fretta.
La circostanza che li spingerà a comportarsi diversamente non tarda molto ad arrivare, nella storia: un bel giorno, le riserve di Formaggio finiscono, e i topini, che avevano fiutato il cambiamento, sono subito pronti ad agire, rimettendosi ai piedi le scarpe e andando nel labirinto in cerca di un nuovo deposito di Formaggio (e qui non voglio farvi spoiler: lo troveranno? :).
Tentenna si arrabbia e pretende un risarcimento per quello che vive come un torto, urla e strepita e si siede ad aspettare che qualcuno lo riporti al momento precedente e gli ridia il suo Formaggio, per lui ingiustamente sottratogli.
Ridolino, invece, di primo acchito nega a se stesso che sia avvenuto qualcosa e si rinchiude in un ostinato mutismo.
Mentre i topini hanno subito preso atto del cambiamento, gli gnomi sono stati appesantiti dal ragionamento e passano un lungo periodo in cui non accettano ciò che è successo e continuano, ogni mattina, appena svegli, a tornare nel deposito dove un tempo c’erano riserve infinite di Formaggio, sedendosi lì e aspettando che qualcuno o qualcosa risolva la situazione sotto i loro occhi.
Finchè Ridolino, che si chiama così non a caso, non guarda con occhi nuovi tutta la situazione e riesce a ridere di se stesso e di Tentenna che hanno ignorato tanto a lungo il cambiamento, mentre avrebbero potuto fiutarlo per tempo e agire, decidendo di darsi una mossa e…
Beh, non vi dico di certo come va a finire ;): vi consiglio davvero di leggerlo e di pensare a chi assomigliate di più.
Non è detto che ci identifichiamo totalmente nel modo di agire (o di non farlo) di uno dei quattro personaggi (anche se sono sicura che avrete in mente qualche conoscente che li esemplifica molto bene…), perchè questi possono rappresentarci in momenti diversi della nostra vita. Il Formaggio rappresenta qualcosa di diverso per ciascuno di noi e può naturalmente cambiare in fasi diverse della nostra vita: un lavoro, una relazione soddisfacente, una casa…
Siamo stati tutti, chi più e chi meno, Nasofino, Trottolino, Ridolino e Tentenna.
Perché impieghiamo, a volte, tanto tempo a prendere atto di un cambiamento che fiutiamo in realtà da tempo, preferendo restare in ciò che è conosciuto, anche se non ci rispecchia più, rispetto ad agire e cambiare?
Seguite le scritte lasciate e disegnate da Ridolino nel suo viaggio all’interno del labirinto, come le mollichine di Pollicino vi indicheranno una via.
Vi lascio con la risposta che mi sono data io: abbiamo paura anche dei cambiamenti in positivo, perché ci costringono a far leva su nuove risorse e ad assumerci nuove responsabilità. Più che avere soltanto paura, quindi, molto spesso siamo pigri e non abbiamo voglia di mettere in campo le nostre potenzialità, perché dopo ci costringerebbero ad impegnarci e a smettere di delegare ad altri ciò che possiamo fare noi ma ci costa fatica.
Forse, nel momento in cui smetteremo di attribuire all’esterno le responsabilità di uno stato di cose che non vogliamo cambiare, tutto diventerà più semplice: costa meno fatica assecondare il cambiamento quando arriva il momento, rispetto a correre ai ripari quando è troppo tardi.
P.S.: questo libro mi è stato consigliato dall’Ing. quando uscivamo insieme da poco tempo e ha contribuito a farmi capire che era la persona giusta per me :P.
Suggerimento di lettura: oggi scontato, eccolo qui: “Chi ha spostato il mio formaggio“, di Spencer Johnson.
Ti incuriosisce l’idea di esplorare il cambiamento attraverso la lettura?
Scopri cosa posso fare per te e, se hai bisogno di un consiglio per destreggiarti tra i servizi o se hai una richiesta personalizzata, scrivimi a info@chiarasinchetto.com.
Ultima modifica il 20/05/2021